Il sabato solitamente non vado in ufficio - nei periodi particolarmente intensi lavoro da casa - ma da buon piccolo imprenditore il cellulare per i clienti è sempre acceso. Per me si tratta semplicemente di dare un servizio.
Nessun problema, aspettiamo, anche se il cielo è plumbeo e minaccia pioggia: il giro fra i colori del mercato La Bouqueria l'abbiamo appena fatto e poi lungo La Rambla - così come nelle zone principali della città - si va su internet che è un piacere. Sia chiaro, non sempre la connessione è duratura, però funziona. Nei due giorni precedenti Barcellona mi ha tenuto "disconnesso" veramente poche volte: condivisioni in diretta di monumenti e sensazioni dalla città, contatti costanti con amici e colleghi in Italia, qualche risposta veloce e il classico smistamento delle mail di lavoro.
Certo, si è trattato di una lavoro veloce e non ci avrei messo niente a svolgerlo tramite la mia connessione dati: il tempo sarebbe stato lo stesso. Tuttavia mi è bastato concentrarmi solo su ciò che dovevo fare, visto che ero già connesso ad una WIFI gratuita, neanche l'unica che si trova in giro a Barcellona offerta dal Comune o da qualche altro ente pubblico catalano.
Posso collegarmi in ufficio, ma mi serve il desktop remoto. Ho il Mac nello zaino e sono senza chiavetta internet: con un normalissimo WIFI all'interno dei padiglioni mi sarei connesso in un attimo e invece l'unica soluzione è quella di fare hotspot con il mio Nexus, che però dentro ha due misere tacche. Allora mi sposto fuori (sono appena guarito dall'influenza, sotto antibiotici, tira vento, impreco) e finalmente in un punto riesco ad accedere decentemente a internet. Sotto il vento, seduto su un pilone di cemento, risolvo il problema del mio cliente. Ma che palle, penso. Mi ricordo subito di come a Barcellona una cosa ben più urgente l'avessi gestita in maniera più snella, senza dover prima pensare a mettermi nelle migliori condizioni per intervenire: semplicemente le migliori condizioni erano già presenti in quel momento.
D'accordo, so bene che non sono due situazioni esemplificative al 100%. Se invece che sulla Rambla mi fossi trovato a Barceloneta o in qualche strada del quartiere Gracia non avrei avuto il WIFI a disposizione in maniera così accessibile. Inoltre in tante città italiane le zone più importanti del centro sono coperte da reti comunali e provinciali: ne ho provate diverse (molte in Emilia e Toscana, al Sud a Salerno e Siracusa), generalmente funzionano sebbene spesso con procedure di registrazione talmente lunghe che è come un invito a lasciar perdere.
A Barcellona però ho respirato un'aria diversa: il WIFI libero era facile da trovare ovunque, in albergo, per strada, nei locali. In fondo mi sarebbe bastato andare a prendere un caffè nel bar più vicino per sedermi a un tavolino e far ripartire un e-commerce.
Nella mia cara Bologna invece ho avuto invece quella brutta sensazione che se ne potesse fare a meno, perché in fondo a chi importa del web se non a qualche ragazzino che va su Facebook o chatta su Whatsapp? Non dovremo stancarci mai di spiegare, noi Digital Champions e appassionati, che con internet si possono risolvere problemi, dare e avere servizi, fare marketing spontaneo e in tempo reale, gestire situazioni, far muovere l'economia. Sarà necessario parlarne a casalinghe e direttori, perché spesso capita che il livello culturale sul tema sia simile. E non dovremo farci sbollire tanto facilmente l'incazzatura: non c'è nulla di peggio che percepire che intorno a noi c'è il rischio di adagiarsi in maniera inconsapevole e malinconica in una direzione non corretta.
MB
Sabato 20 marzo 2015, ore 11 - Barcellona
Sono su La Rambla di Barcellona, nella parte più vicina al mare, proprio davanti al monumento di Cristoforo Colombo. Mia figlia si è innamorata di una bellissima bambola artigianale: la simpaticissima signora della bancarella sta applicando i capelli biondi e il nome, Lucia. Si tratta di un'operazione da un quarto d'ora circa, ci dice.Nessun problema, aspettiamo, anche se il cielo è plumbeo e minaccia pioggia: il giro fra i colori del mercato La Bouqueria l'abbiamo appena fatto e poi lungo La Rambla - così come nelle zone principali della città - si va su internet che è un piacere. Sia chiaro, non sempre la connessione è duratura, però funziona. Nei due giorni precedenti Barcellona mi ha tenuto "disconnesso" veramente poche volte: condivisioni in diretta di monumenti e sensazioni dalla città, contatti costanti con amici e colleghi in Italia, qualche risposta veloce e il classico smistamento delle mail di lavoro.
Cristoforo Colombo dà il buongiorno a #larambla e a una #Barcellona grigia pic.twitter.com/SCYoFsPORu
— Marco Biancalani (@marcobianca) 21 Marzo 2015
Il lavoro, già. Alle 11,15 circa arriva la chiamata che non avrei voluto ricevere, quelle piccole scocciature che ogni tanto capitano e che in ufficio si risolvono con qualche sbuffo e un paio di click, mentre fuori azienda o nel fine settimana si amplificano a dismisura. Beh, non facciamola drammatica: è solo un e-commerce fermo (ehm...) a causa di una procedura notturna di allineamento con i dati del gestionale che non si è completata correttamente. Mentre mia figlia non stacca gli occhi dalla signora che prepara la bambola e mia moglie è improvvisamente rapita dai coloratissimi fuolard di una bancarella vicina, io mi collego con lo smartphone sul server a Bologna e dalla Rambla di Barcellona lancio una procedura che permette ad un e-commerce che ha la sua logistica fra Milano e Bergamo di tornare subito online. Tutto a posto in meno di un minuto. Prima di arrivare all'entrata dell'Acquarium vicino al Mare Magnum (un chilometro a piedi dalla bancarella delle bambole, a occhio e croce ), un tipo dalla provincia francese ha piazzato il primo ordine da quando il sito ha ripreso tutte le sue funzioni vitali.Certo, si è trattato di una lavoro veloce e non ci avrei messo niente a svolgerlo tramite la mia connessione dati: il tempo sarebbe stato lo stesso. Tuttavia mi è bastato concentrarmi solo su ciò che dovevo fare, visto che ero già connesso ad una WIFI gratuita, neanche l'unica che si trova in giro a Barcellona offerta dal Comune o da qualche altro ente pubblico catalano.
Sabato 27 marzo, ore 16 - Bologna
Sono a Bologna Fiere, sempre con mia moglie e mia figlia: partecipo ad una manifestazione per i più piccoli che sinceramente non mi esalta un granché. In generale ho poco entusiasmo per tutto perché debilitato da 3 giorni di febbre altissima. Nessun problema: il web è pieno di contenuti, penso di passare il tempo leggendo qualche articolo che avevo adocchiato la mattina su Pulse. Macché: due misere tacche sul cellulare e neanche l'ombra di WIFI a cui potersi collegare. Insomma, ho pagato un biglietto per l' accesso ad uno dei centri fieristici più importanti d'Italia e non c'è un cavolo di WIFI anche solo per dire quant'è bello o noioso l'evento a cui sto partecipando, con tanti saluti al marketing spontaneo tramite i social. Mentre nella mia testa sta prendendo forma questo post, improvvisamente squilla il telefono di lavoro. Problema diverso da sabato scorso: stavolta è un cliente che deve fare un'importante riunione lunedì mattina con il suo capo e ha dimenticato le password per accedere ai report di vendite in ufficio. Il senso del dovere e il rispetto che ho per la gente che lavora anche più di quanto sarebbe loro richiesto mi rendono operativo subito: solo che le sue password ce le ho anch'io sul server aziendale.D'accordo, so bene che non sono due situazioni esemplificative al 100%. Se invece che sulla Rambla mi fossi trovato a Barceloneta o in qualche strada del quartiere Gracia non avrei avuto il WIFI a disposizione in maniera così accessibile. Inoltre in tante città italiane le zone più importanti del centro sono coperte da reti comunali e provinciali: ne ho provate diverse (molte in Emilia e Toscana, al Sud a Salerno e Siracusa), generalmente funzionano sebbene spesso con procedure di registrazione talmente lunghe che è come un invito a lasciar perdere.
A Barcellona però ho respirato un'aria diversa: il WIFI libero era facile da trovare ovunque, in albergo, per strada, nei locali. In fondo mi sarebbe bastato andare a prendere un caffè nel bar più vicino per sedermi a un tavolino e far ripartire un e-commerce.
Nella mia cara Bologna invece ho avuto invece quella brutta sensazione che se ne potesse fare a meno, perché in fondo a chi importa del web se non a qualche ragazzino che va su Facebook o chatta su Whatsapp? Non dovremo stancarci mai di spiegare, noi Digital Champions e appassionati, che con internet si possono risolvere problemi, dare e avere servizi, fare marketing spontaneo e in tempo reale, gestire situazioni, far muovere l'economia. Sarà necessario parlarne a casalinghe e direttori, perché spesso capita che il livello culturale sul tema sia simile. E non dovremo farci sbollire tanto facilmente l'incazzatura: non c'è nulla di peggio che percepire che intorno a noi c'è il rischio di adagiarsi in maniera inconsapevole e malinconica in una direzione non corretta.
MB
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